martedì 14 marzo 2017

NOTE DI COLORE

NOTE DI COLORE 
DEDICATE ALLA DONNA

Un evento che ha unito pittura e musica, dedicato alle donne da parte di donne. A Suzzara, presso la Galleria del premio, un incontro tra otto pittrici e altrettanti autori musicali, con un gruppo di eccezionali giovani musiciste, le AuroraEnsamble.
Quadri di pittura contemporanea eseguiti da Grazia Badari, Lisa Beneventi, Erika Bonato, Marisa Bottazzi, Carla Nadotti, Anna Paglia, Simona Simonini, anche in veste di autrice musicale e Laura Zilocchi, per narrare attraverso un linguaggio senza confini geografici, temporali e culturali, sentimenti e sensazioni al femminile, accomunati ad otto narrazioni dipinte sul pentagramma, per una serata emozionante sotto ogni punto di vista.


GRAZIA BADARI
Grazia Badari estrapola dall'ambiente circostante le sensazioni che poi riporta nelle sue opere. La natura e il Po, lungo le cui sponde lei vive, le trasmettono una infinita varietà di emozioni molto forti, che lasciano un'impronta decisa dentro di lei e quell'impronta si ritrova come tratto distintivo di molte sue opere.
Due chiari esempi di questo: “Turbine”, realizzato con diversi materiali, colle e lacche, è una manifestazione degli elementi naturali e della loro potenza, così come è manifestazione della natura femminile, vortice di passioni e desideri, pianti e risate, rabbia e amore. Una selvaggia mescolanza che è difficile domare, ma di cui si resta affascinati per la forza. La seconda opera “Illusione” è anch'essa associata al modo femminile. Realizzata con la cenere come elemento primario, ricorda il focolare, i giorni passati, il calore della casa, ma anche il Grande Fiume, con le sue dune e i suoi mulinelli, la sabbia e il tempo che, come l'acqua, tutto porta via e mai alcun istante sarà come quello trascorso. Ecco quindi che la “Serenata”, composta da una donna, si unisce alle opere dei Grazia Badari.

SERENADE - Sofija Asgatovna Gubajdulina, è una musicista e compositrice nata nel 1931 sotto il regime sovietico. Durante i suoi studi la sua musica fu etichettata come "irresponsabile" per le sue esplorazioni alternative. A metà degli anni settanta Gubajdulina fondò Astreja, un gruppo di improvvisazione strumentale folcloristico e all'inizio degli anni Ottanta cominciò ad usare la successione di Fibonacci per strutture delle sue opere. Nel 2004, è stata eletta membro onorario straniero dell'American Academy of Arts and Letters e nel 2013 è stata insignita, alla Biennale di Venezia, del Leone d'oro alla carriera.

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LISA BENEVENTI
Lisa Beneventi si muove tra i misteri alchemici, i miti della rinascita, le leggende del cosmo, con armonie di colori che esaltano il pensiero, intrisi di filosofia e profondità, in una oscillazione cromatica tra saggezza e equilibrio, meditazione e creatività, che libera dalle limitazioni umane.
Con le due opere esposte, ribadisce quanto di ineffabile si cela nell'animo e quante siano le possibilità di intraprendere viaggi iniziatici attraverso l'arte e i suoi significati. “Primavera in fondo al mare” è il viaggio per eccellenza, il ritirarsi nelle profondità dell'abisso marino, simbolo dell'abisso della psiche, per poi rinascere, in una nuova primavera, e quindi di rinnovata coscienza.
Allo stesso modo, nella seconda opera “L'Alchimista”, dedicata alla prima donna alchimista, sottolinea le tre fasi della mutazione che portano alla vera conoscenza, con il potere del fuoco e l'incorruttibilità dell'oro, attraverso una simbolica distruzione, in una eterna mutazione.
I suoi dipinti ben si agganciano quindi al “Movimento perpetuo” di Poulenc.

MOUVEMENT PERPETUELS - Francis Jean Marcel Poulenc è stato un compositore e musicista francese. Fu membro del Gruppo dei Sei, insieme ad altri musicisti ed esponenti della cultura francese. La sua musica raccoglie tutte le influenze esercitate dalla Belle Epoque in uno stile semplice, scherzoso e umoristico, Parigino, amò profondamente la città e ne rappresentò musicalmente eleganza, energia e spirito.





ERIKA BONATO - La sua ricerca artistica spazia dalla pittura, alla scultura alla performance, utilizzando diversi materiali che le permettono di esprimere stati d'animo profondi, concetti estranei alla superficialità.
Nelle due opere esposte, si intravvede l'interiorità dell'artista, che diviene un unicum, e si trasforma nell'interiorità anche di chi osserva e dell'umanità tutta. Nel quadro dal titolo “Ascendit”, un corpo in posizione simile a quella fetale, è pronto per salire verso la luce, verso una nascita o una “nuova” nascita, alla ricerca del reale significato, se non dell'esistenza, mistero che ancora nessuno è riuscito a svelare, ma almeno della propria esistenza, dei limiti, dei confini, ma anche del desiderio di elevazione, di luce e bellezza.
Anche l'altra opera “Ipsum”, è una ricerca di se stessi, partendo dall'interiorità dell'artista per una viaggio verso la scoperta della propria anima profonda.
La forma unita alla materia delle sue opere, unisce carne e spirito, sopra e sotto, luce e oscurità, per il raggiungimento di una nuova, consapevole completezza. I diversi materiali utilizzati al fine di riportarli a nuovo significato, si uniscono idealmente alle note di Diabelli, che attinge a diverse opere di Beethoven, creando nuove melodie.

POUTPOURRI SU TEMI DI BEETHOVEN - Anton Diabelli è stato un compositore e pianista austriaco.
Come compositore si è fatto notare, per la sua fecondità. Le sue composizioni didattiche sono di regolarissima quadratura. Con qualche pretesa in più come tecnica esecutiva, sono le composizioni per chitarra e pianoforte. Ha scritto per quasi tutti i generi e pressoché ogni strumento esistente. Compose danze valzer. Uno fu utilizzato da Beethoven e 33 Variazioni per pianoforte op. 120, note anche come Variazioni Diabelli.





MARISA BOTTAZZI
Marisa Bottazzi ha fatto del simbolo il mezzo più diretto di espressione. Attraverso la raffigurazione schematica e essenziale, comunica stati d'animo immediati come concetti complessi, rivolgendosi direttamente alla coscienza. Nelle sue due opere, la luce prende il sopravvento con la potenza dell'oro, così come un luminosità soffusa e fredda sottolinea una sofferenza. Anche qui luce e ombra nell'eterna alternanza, così il bene e il male, come una violenza che resta occultata tra le mura domestiche. Con una sensibilità immediata, Marisa racconta storie di donne, senza nulla aggiungere, la cruda verità, atroce o luminosa che sia, a volte nascosta come la lucciola che, nel pezzo di Talmelli, si occulta.

LA LUCCIOLA SI OCCULTA – Andrea Talmelli Laureato in legge, diplomato in pianoforte e composizione, è stato direttore dal1990 al 2011 del Conservatorio di Reggio Emilia, organizzando la rassegna Compositori a Confronto. Recentemente è stato nominato Presidente della SIMC (Società Italiana Musica Contemporanea). Autore di 150 opere con esecuzioni in tutto il mondo. Ideatore nel 2012 del gruppo tutto femminile Auroraensamble, protagonista musicale di questa rassegna artistica.






CARLA NADOTTI
Sono danzatrici? Sono straordinarie creature appartenenti a un invisibile universo? Che cosa volteggia sulle tele di Carla Nadotti? Forse la gioiosa allegria di tutte le donne, che tutte le accomuna nell'essere così multiformi, così carismatiche, così centrali per la vita stessa. Portatrici di nascita e di esperienza, ricolme di doni, volteggiano, le donne della Nadotti, sulle avversità, trasformandole in energia che volge al positivo. Con ineffabile grazia e seguendo l'armonia del cuore, i loro abiti rosso come il sangue vitale, nero come le giornate oscure, incarnano la luna, la madre, l'anziana, la fanciulla, ogni volto di donna. Ma sempre danzante, sempre volta alla vita, mai alla distruzione. Come farfalle che nella breve vita offrono gioia e bellezza, così queste due danzatrici lasceranno un segno nello sguardo, verso giorni migliori. Il volteggiare leggero delle creature della Nadotti, somiglia alla danza allegra che esegue la capra nella musica di Honegger.

DANSE DE LA CHEVRE - Arthur Honegger fu membro del Gruppo dei Sei. La danse del la chèvre, scritto solo per flauto, è giovane e vitale, ma racchiude in sé tutte tutte le linee guida dell'opera del musicista.






SIMONA SIMONINI (Simonini)
Il dipinto è stato ispirato dalla lettura del romanzo “Malina” di Ingeborg Bachmann, scritto nel 1971. Come afferma la scrittrice, l'arte ha una linea di sviluppo sempre verticale, con un continuo lacerarsi per il raggiungimento di verità altrimenti sempre celate. Anche il dipinto “Tintinnano le ombre” ha uno sviluppo verticale, incisioni di lama che aprono il colore così come le parole scritte aprono il pensiero logico. In un parallelismo tra arti, il risultato è il medesimo: attraverso la lacerazione, il raggiungimento di livelli superiori. Nella seconda opera, “Ballerine”, la densità del colore si concentra su se stessa, vorticando e moltiplicandosi, creando una danza di dervisci che attraverso il veloce turbinare raggiungono l'estasi. Così queste ballerine diventano una rappresentazione del contatto tra la realtà quotidiane e una possibile realtà mistica, in cui l'anima segreta si rifugia ma, se sapremo trovarla, ci svelerà insondabili verità.

CADENZA DI LUCE - Simona Simonini - Laureata in Pedagogia e discipline della musica, pianista e compositrice, pittrice con numerose esposizioni in Italia e all'estero, spesso fonde musica e pittura, componendo melodie che legano note e pigmenti, ritmo e pennelli. Anche in questo caso, le ombre tintinnanti dell'opera pittorica si uniscono alle luci cadenzate della composizione musicale, in un'alternanza circadiana.






ANNA PAGLIA
Due composizioni dall'astrattismo elegante, queste di Anna Paglia, che ci accompagna in un volo che prelude un lungo viaggio, con i suoi “Oiseaux en automn”, uccelli in autunno, che compiono gli ultimi arabeschi in un cielo ormai tinto di grigio, con solo alcuni sprazzi d'azzurro che ricordano l'estate. Grande senso di libertà e di nostalgia, così come di nuovi luoghi da esplorare, prima che giunga l'inverno. Ma ora siamo in primavera, tutto rinasce e la mente e il cuore sono colmi di speranza e nuovo sogni, l'immaginazione si diffonde leggera come il calore del primo sole e e diventa un ideale ponte, immaginario e d'immaginazione, che ci premetterà di attraversare rapide e torrenti, per giungere alla nostra destinazione, ancora non delineata, ma che sappiamo che è là, oltre quel ponte evanescente come bruma.

ENTR’ACT – Jacques Ibert  Compositore parigino. Sarà considerato un tradizionalista per il suo attaccamento alla forma, alla concisione, alla chiarezza così come all'eleganza dello stile. Ha composto anche numerose colonne sonore, tra le quali le musiche per il Macbeth di Orson Wellles.






LAURA ZILOCCHI
L'arte di Laura Zilocchi è una sorta di Lineare B dell'universo femminile, che ha linguaggio comune in tutto il mondo. Canti e ricami, focolari e cura, accomunano tutte le donne, dall'alba della prima umanità. Laura è un questo ambito una grande ricercatrice, che indaga i segni e i disegni dell'esprimersi femminile da ogni parte del mondo. Nel primo di questo quadri, ha unito un'antica scrittura utilizzata dalle donne berbere, ai ricami realizzati dalle donne peruviane, unendo due culture e due mondi differenti in un unico spazio, fatto di scambi di idee e di esperienze, come nell'allegro chiacchiericcio di un affollato mercato. Nella seconda opera si trovano segni realizzati da donne di una tribù nigeriana, ed è sorprendente come alcuni segni, siano estremamente somiglianti a quelli del quadro precedente: un linguaggio femminile che unisce e accomuna tutte le donne del mondo, che raccontano la loro storia ad altre donne che, dopo poco, si uniscono in un unico canto che ha le stesse parole.

HISTOIRE DU TANGO - Astor Pantaleón Piazzolla Musicista e compositore argentino, nacque da genitori di origine italiana. Riformatore del tango e strumentista d'avanguardia, è considerato il musicista più importante del suo Paese. Figura controversa, sia musicalmente sia politicamente. Si dice che in Argentina tutto può cambiare tranne il tango, ma Piazzolla ha infranto questa regola. Il nuevo tango di Piazzolla è diverso dal tango tradizionale perché incorpora elementi presi dalla musica jazz e fa uso di dissonanze e altri elementi musicali innovativi.

(Stefania Ferrari)





mercoledì 22 febbraio 2017

DOMINA IN FABULA (Cattive ragazze)

DOMINA IN FABULA
(Cattive Ragazze)

Mostra collettiva d'arte dedicata a donne da favola


A cura di Stefania Ferrari



Foto: Sara Donnarumma https://www.facebook.com/briar.rose9
Modella: Marta Cabiola https://www.facebook.com/martaladyk.c.1?fref=ts

4 - 31 Marzo 2017



INAUGURAZIONE SABATO 4 MARZO ORE 17



sala espositiva HOTEL MERCURE - ASTORIA

via Leopoldo Nobili, 2 Reggio Emilia

Mostra visitabile tutti i giorni dalle 10 alle 19


Le donne sono state molto spesso protagoniste di saghe, fiabe e leggende antiche, che le hanno viste in veste di principesse, regine, maghe, fate, madri e figlie. Nell'era moderna e contemporanea, queste figure hanno perso la loro reale connotazione, edulcorate e rinchiuse nel ruolo di fanciulla da salvare, le cui uniche qualità sono la bellezza e la inossidabile virtù, ma del tutto incapaci di provvedere a loro stesse se non con l'immancabile aiuto del principe/cavaliere, che alla fine tutto risolve.
Non sempre è stato così: prima dell'arrivo dei fratelli Grimm, che riportarono in forma scritta le favole popolari, piegandole però al gusto dell'epoca, e l'avvento di Disney poi, le eroine delle antiche storie possedevano anche coraggio, desiderio di conoscenza e, perché no, di vendetta, istinto di libertà e spirito di adattamento, non per sottomissione, ma in vista della propria salvezza.
Recuperare il significato reale delle favole, insegnamento tramite il racconto di rituali di passaggio, vuol dire ritrovare oggi un valore sommerso e dimenticato della personalità femminile.
Venti artisti si sono cimentati per raccontare le storie di streghe e principesse, regine e popolane. Come nella vita reale le donne di fiabe, saghe, leggende e romanzi lottano per raggiungere sogni e maturità, superando prove che scolpiscono la loro identità.
Grazie alle esistenze avventurose e emblematiche delle eroine fantastiche, intere generazioni di bambine hanno imparato, sognato, trovato coraggio per affrontare prove reali e plasmare un migliore futuro, per sé e per intere comunità, che dal sapere e dalla pervicace volontà delle donne dipendevano.
Lungi dall'essere semplici “fanciulle in pericolo”, le protagoniste delle fiabe sono ancora, nel terzo millennio, esempio di libertà indomita e coraggiosa.


ARTISTI



Claudio Apparuti
Grazia Badari
Lisa Beneventi
Luana Biagini
Antonia Pia Bianchimani
Marisa Bottazzi
Elisa Braglia
Mirco Incerti
Anna Liberesa
Lupo
Stefano Maccaferri
Maria Cristina Martinelli
Evelina Mazzucco
Anna Paglia,
Beatrice Riva
Rusp@
Gian Domenico Silvestrone
Oscar Luca Taddei
Sabrina Veronese
Laura Zilocchi

Claudio Apparuti - La vecchia mendicante


Grazia Badari - Morgana

Lisa Beneventi - Grimelde

Luana Biagini - Vassilissa

Antonia Pia Bianchimani - Rosaspina

Marisa Bottazzi - Cappuccetto Rosso

Elisa Braglia - Morgana

Mirco Incerti - Esmeralda

Anna Liberesa - Grimilde

Lupo - Donna Contemporanea

Stefano Maccaferri - Sirenetta

Maria Cristina Martinelli - Biancaneve

Evelina Mazzucco - Grimilde

Anna Paglia - Sirene

Beatrice Riva - Rapunzel


Rusp@ - Alice

Gian Domenico Silvestrone - Emma

Oscar Luca Taddei - Psiche

Sabrina Veronese -  Loba

Laura Zilocchi - Cenerentola


Le immagini di seguito sono gentilmente concesse da Associazione Yorick per la cultura













venerdì 10 febbraio 2017

dIstoRsIonI - (Diversi punti di Svista)


dIstoRsIonI 

(Diversi punti di Svista)


Personale di

ELISA BRAGLIA

A cura di Stefania Ferrari



Panorami e figure che sembrano noti, ma che arrivano distanti, come nei sogni. Attraverso distorsioni spazio-temporali, ecco giungere alla vista illusioni di certezza camuffate da certezza di illusione, in un gioco di linee e curve che ammiccano alla ragione, affascinandola con inganni di prospettive contorte. Tra tecnica e ironia, una mostra che lascia aperte le porte di ogni percezione,

11 FEBBRAIO – 5 MARZO 2017


C'è un solo modo di percepire la realtà? Apparentemente, sì.
Eppure tutto quello che noi vediamo, o crediamo di vedere, è solo una interpretazione, una codifica del nostro cervello, per permetterci di avere comprensione di ciò che ci circonda. Il che significa che le cose non sono “effettivamente” così, ma semplicemente, che a noi “sembrano” essere così.

Ecco quindi che si aprono numerose possibilità interpretative del reale e la curiosità, la volontà di scoprirle, sono sempre state insite nella natura umana. In aiuto per poter rivelare, a volte sperimentare, queste altre possibilità, sono via via intervenute la scienza in generale, la chimica, la medicina, la psicologia, la psichiatria e prima ancora, nei tempi più remoti, la magia e lo sciamanesimo.

In questo caso, il mezzo che abbiamo disponibile, è l'arte.
Grazie ad essa possiamo indagare, con l'immaginazione e la tecnica visiva, cosa accadrebbe se...
Elisa Braglia, con uno studio sulle distorsioni d'immagine durato alcuni anni, ha intrapreso un percorso non facile, aprendo nuove prospettive, nel vero senso della parola, di quello che ci circonda.
Non fermandosi alla forma “naturale” di cose, persone e oggetti, ha deciso di andare oltre, incamminandosi lungo un sentiero che l'ha portata a una interpretazione estremamente profonda, apparentemente illusoria, ma estremamente reale, di ciò che ha deciso di ritrarre.

Avvalendosi di varie tecniche, come la matita, l'inchiostro, l'acrilico, ci mostra le varie espressioni di uno stesso soggetto, partendo dall'immagine che si presenta all'occhio, per giungere a quella che potrebbe presentarsi ad una mente che abbia spezzato i legami con la logica e l'apparenza, perché di questa si tratta, della realtà tangibile.
L'immagine principale, quella di partenza, è facilmente interpretabile: l'occhio non ha difficoltà a isolarne ogni elemento; eppure, via via che la deformazione diviene più forte, è necessario avvicinarsi fisicamente all'opera per riconoscerne le varie parti, ma allontanarsi dalle leggi fisiche conosciute per poter comprendere l'insieme.

Ecco perché abbiamo chiamato questa mostra anche “Diversi punti di Svista”: perché la vista è limitata, statica, incredibilmente ingannevole.
Ma la mente può essere libera, infinita, divertente, saggia se le daremo la possibilità di spaziare oltre i confini che la nostra natura le ha imposto.
Elisa Braglia ci ha fornito, con la sua interpretazione aperta della realtà, la chiave per aprire nuove porte percettive, grazie ad una grande abilità tecnica e alla volontà di non ritrarre semplicemente il reale, così com'è, secondo la verosimiglianza data dagli occhi, ma come potrebbe essere, come probabilmente è, secondo una libera associazione della mente, che può spaziare all'infinito, in ogni realtà possibile.


(Stefania Ferrari)


INAUGURAZIONE 11 FEBBRAIO ore 17,30

Spazi espositivi TRATTORIA SIPARIO

Viale Allegri 1/a, Reggio Emilia

Apertura: tutti i giorni 12 – 14.30, 19 –23


info: igiardinidiafrodisia@gmail.com

lunedì 9 gennaio 2017

UGO BELLOCCHI E IL PRIMO TRICOLORE: IL RICORDO DELLA FIGLIA LISA

"Mio padre ha amato tantissimo la sua città. 
Sono certa che il suo nome rimarrà nel tempo".

Intervista a Lisa Bellocchi, figlia del più illustre studioso del Tricolore


In occasione del 220° anniversario del Primo Tricolore, si sono tenuti a Reggio Emilia grandi festeggiamenti, che hanno visto anche la presenza del Presidente della Repubblica Mattarella.
Una bella e commovente intervista è stata rilasciata a Stefania Ferrari da parte di Lisa Bellocchi, figlia di Ugo Bellocchi, giornalista, storico e studioso al quale, grazie alle sue lunghissime e dettagliate ricerche,  si deve la paternità reggiana della bandiera nazionale.



Foto di GIAN DOMENICO SILVESTRONE https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10211628821625905&set=a.10211628646981539.1073741927.1527194182&type=3&theater 

Si è da poco festeggiato l'anniversario del Primo Tricolore che, grazie agli studi e all'interessamento di tuo padre Ugo, è stato provato nato a Reggio.

Le celebrazioni del 7 gennaio, occupano, ovviamente, un posto speciale nel mio cuore. Ricordo con particolare emozione la cerimonia del 2011, con il presidente Giorgio Napolitano, in occasione del 150° anniversario della Bandiera. Fu la penultima uscita pubblica di mio padre. L’ultima fu il 5 febbraio, quando, nella Sala del Tricolore, gli fu consegnata la Targa Graziano Udovisi dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Pochi mesi dopo, il 17 luglio dello stesso 2011, mio padre morì”.

I festeggiamenti in onore della bandiera, credi abbiano sino ad ora rispecchiato il suo significato o è stata una ricorrenza lontana dalla gente? Credi che tuo padre ne sarebbe soddisfatto? Tu lo sei?

Il “rating” dei festeggiamenti del Tricolore è stato spesso altalenante, per motivazioni partitiche che in nulla avrebbero dovuto interferire con un evento che riguarda tutto il popolo italiano. Ricordo la soddisfazione di mio padre quando il compianto presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi riattivò un certo orgoglio nazionale per la Bandiera, poi spesso esibita con entusiasmo in occasione di successi sportivi. Credo che questo “sdoganamento” della Bandiera abbia reso più popolari e partecipate anche le cerimonie reggiane. La presenza del Presidente Mattarella il 7 gennaio 2017 sarebbe stata per mio padre una ragione di gioia ed un implicito, trasversale riconoscimento ai suoi lunghi anni di studio sul Tricolore. Per questo non posso che esserne contenta”.

Quest'anno c'è stata la novità di una bandiera lunga 1.797 metri, come l'anno in cui è nata. Questo potrà risvegliare il senso di appartenenza della città a questo simbolo?

'Nemo propheta in Patria' diceva già Gesù nei Vangeli e negli ultimi duemila anni l’uomo non è poi tanto cambiato. C’è gente che fa centinaia di chilometri per vedere una mostra lontana e magari non ha mai visitato i musei della propria città… Quella attuale è una civiltà che privilegia l’immagine, perciò la vista di una Bandiera lunga quasi due chilometri è stata sicuramente di grande impatto e potrà sollecitare anche molti reggiani a studiare (finalmente!) la storia del Tricolore”.

Visto il lavoro, gli studi e il legame con Reggio di tuo padre, credi che la città sia stata riconoscente, o ne abbia sottovalutato l'operato?

Mio padre ha amato tantissimo la sua città, rifiutando proposte di lavoro estremamente lusinghiere ma che lo avrebbero costretto a trasferirsi. A Reggio ha incardinato la sua attività come fondatore di Carlino Reggio, come direttore della Biblioteca Civica Popolare, come fondatore dell’Associazione Gino Bedeschi e del Centro Studi sul Dialetto di Albinea, come presidente della Deputazione di Storia Patria… La quantità e la qualità delle sue pubblicazioni, non solo di argomento reggiano, ne fanno certamente uno studioso di elevata statura a livello internazionale. Sono certa che il suo nome rimarrà nel tempo. Forse molto del tantissimo che lui ha fatto, studiato e scritto non è ancora stato compiutamente apprezzato”.

Sei al corrente che è stata fatta una proposta per intitolargli una via?

Mi auguro che al più presto venga dedicata una via a Ugo Bellocchi. So che, poco dopo la sua scomparsa, la proposta era stata presentata formalmente, ma purtroppo non mi risulta che finora si sia concretizzata. Nel frattempo, però, gli sono state intitolate la Sala studio manoscritti della Biblioteca Panizzi di Reggio e la Sala studio della Biblioteca comunale di Albinea, le due istituzioni cui ho donato gli oltre 11.000 volumi che costituivano la biblioteca di mio padre”.

Sei rimasta in contatto con il Comitato primo Tricolore?

So che il Comitato da sempre porta avanti lodevoli iniziative a favore della conoscenza del Tricolore, ma attualmente i miei impegni professionali e l’incarico di vice presidente di ENAJ, il network europeo dei giornalisti agricoli, mi tengono impegnata su altri fronti”.

(Stefania Ferrari)




DIMENTICATA LA FIGURA DI BELLOCCHI? 
IL MISTERO DELLA RICHIESTA  "PERDUTA"
 DELL'INTITOLAZIONE DI UNA VIA

Se la storia reggiana può vantare anche la genesi del Tricolore, lo deve soprattutto alla figura di Ugo Bellocchi, giornalista, docente, storiografo e ricercatore illustre. Quest'anno verrà inaugurato il Museo del Tricolore e al suo contributo è stato fatto accenno in una delle sale e nei pieghevoli informativi ma, pare, non nei comunicati ufficiali. Per sottolineare il suo operato, si è mobilitato, già da alcuni anni, Giacomo Giovannini, vicepresidente di Alleanza Civica, con la richiesta di intitolare una via all'insigne reggiano.
“Bisognerebbe attendere almeno dieci anni dalla morte”, ha detto Giovannini. “Ma so che per altri personaggi è stata fatta eccezione. Si potrebbe fare anche per Bellocchi. Bisogna dare il necessario riconoscimento al suo lavoro”.
In una lettera, inviata anche al Carlino, Giovannini sottolinea come “ chiedemmo a più riprese nelle sedi istituzionali locali, all’allora Sindaco Delrio e poi con un voto unanime del Consiglio comunale, l’intitolazione di una strada”. Richiesta che però, spiega sempre nella lettera, “non ha trovato ancora risposta perché pare proprio che quella per il Professore si sia “persa” nelle stanze municipali”.
(Stefania Ferrari)
Articolo pubblicato su Carlino Reggio del 6/01/17